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CHI SONO I COMPLOTTISTI IN ITALIA?


 

Le teorie del complotto, affascinanti e controverse, rappresentano narrazioni spesso prive di fondamento che attribuiscono eventi significativi a cospirazioni segrete orchestrate da entità potenti. Questo fenomeno, diffuso in tutto il mondo, trova terreno fertile anche in Italia, dove una miscela di cultura, storia e contesto sociale contribuisce alla proliferazione del pensiero complottista. Come affermava Umberto Eco, viviamo nell'era dei “leoni da tastiera” (“Con i social parola a legioni di imbecilli”) , un riferimento pungente a coloro che amplificano idee complottiste attraverso il web, spesso con superficialità e presunzione.

CHI SONO I COMPLOTTISTI ITALIANI? GENERE, ETÀ, LIVELLO CULTURALE

Le teorie del complotto trovano terreno fertile in vari segmenti della popolazione, ma alcune caratteristiche demografiche sembrano prevalere tra i loro sostenitori.

Età e Genere

Studi indicano che gli uomini (più delle donne) di età compresa tra i 40 e i 50 anni sono particolarmente inclini a credere nelle teorie del complotto. Questa fascia d'età potrebbe essere più suscettibile a causa di una maggiore esposizione a eventi storici e politici complessi, oltre a una possibile disillusione accumulata nel tempo.

Livello Culturale

Un basso livello di istruzione è spesso correlato alla credenza in teorie complottiste. La mancanza di strumenti critici adeguati può rendere più difficile distinguere tra informazioni verificate e disinformazione, aumentando la vulnerabilità a narrazioni infondate. 

Fattori Psicologici e Sociali

Oltre alle caratteristiche demografiche, fattori come la sensazione di impotenza, vulnerabilità e sfiducia nelle istituzioni giocano un ruolo cruciale. Individui che percepiscono una mancanza di controllo sulla propria vita o che si sentono emarginati possono trovare nelle teorie del complotto spiegazioni rassicuranti per eventi complessi. 

Il conduttore TV Maurizio Crozza li ha descritti perfettamente nelle sue numerose Gag



Cosa spinge gli italiani a credere nei complotti?

Secondo la ricerca condotta da Bowes e colleghi nel 2023, il pensiero complottista è il risultato di una combinazione di bisogni psicologici e tratti di personalità. Queste motivazioni profonde trovano risonanza in Italia, dove fattori culturali e sociali amplificano la tendenza a credere in queste narrazioni alternative.

Esigenza di significato e controllo

Le teorie del complotto forniscono risposte semplicistiche a eventi complessi, soddisfacendo il bisogno di significato e controllo. In un mondo in cui le informazioni sono spesso frammentarie o contraddittorie, molti italiani trovano conforto in spiegazioni che riducono l'incertezza, soprattutto in situazioni di crisi come la pandemia di Covid-19.

Senso di appartenenza e superiorità

Il bisogno di sentirsi parte di una comunità “speciale” o superiore è un altro elemento chiave. Come osservato da Goreis e Voracek nel 2019, coloro che si sentono emarginati o insoddisfatti delle proprie relazioni sociali sono più inclini ad abbracciare teorie complottiste. In Italia, questo fenomeno è evidente in gruppi che trovano coesione attorno a ideologie alternative, spesso rafforzate da sentimenti di sfiducia verso le istituzioni.

Identità sociale

Le minacce percepite alla propria identità culturale o sociale possono spingere le persone a credere in teorie complottiste specifiche. Ad esempio, il dibattito sugli sbarchi migratori nel Mediterraneo ha alimentato teorie secondo cui ci sarebbero piani occulti per destabilizzare il paese. Questi racconti sfruttano paure profonde legate al cambiamento e alla perdita di controllo.




Il ruolo della personalità nel pensiero complottista

Oltre alle motivazioni psicologiche, alcuni tratti di personalità sembrano essere particolarmente rilevanti nel predisporre gli individui al pensiero complottista. Secondo Bowes e colleghi, chi crede nei complotti tende a manifestare:

  • Antagonismo e manipolatività: una visione conflittuale delle relazioni umane e una tendenza a sospettare costantemente degli altri.

  • Paranoia e convinzioni magiche: alti livelli di sospettosità, spesso accompagnati da idee insolite.

  • Instabilità emotiva e insicurezza: tratti comuni in chi evita o teme le relazioni sociali.

  • Impulsività e egocentrismo: un bisogno narcisistico di dimostrare una conoscenza segreta, percepita come superiore.

Il complottismo in Italia: un fenomeno culturale

In Italia, il pensiero complottista si nutre di una lunga tradizione di sfiducia verso le istituzioni, amplificata dalla storia politica del paese. Episodi come il caso Moro, la strategia della tensione e i misteri di Stato hanno lasciato un segno profondo, alimentando la convinzione che ci siano sempre verità nascoste dietro gli eventi ufficiali. Il web ha ulteriormente amplificato queste dinamiche, creando eco-chambers dove le teorie complottiste proliferano senza contraddittorio.


DIFFERENZE RISPETTO AI COMPLOTTISTI AMERICANI 

Il complottismo in Italia: un fenomeno culturale

In Italia, il pensiero complottista si nutre di una lunga tradizione di sfiducia verso le istituzioni, amplificata dalla storia politica del paese. Episodi come il caso Moro, la strategia della tensione e i misteri di Stato hanno lasciato un segno profondo, alimentando la convinzione che ci siano sempre verità nascoste dietro gli eventi ufficiali. Il web ha ulteriormente amplificato queste dinamiche, creando eco-chambers dove le teorie complottiste proliferano senza contraddittorio.

Differenze rispetto ai complottisti americani

Negli Stati Uniti, il pensiero complottista si sviluppa attorno a temi spesso differenti rispetto a quelli italiani. Sebbene vi siano somiglianze nelle motivazioni psicologiche, la cultura americana enfatizza alcune specificità:

  • Sfide alla libertà individuale: molte teorie complottiste americane si concentrano sulla presunta violazione delle libertà personali da parte del governo. Un esempio è il movimento contro i vaccini, dove si teme un controllo autoritario sulla salute pubblica.

  • Miti di onnipotenza governativa: teorie come quelle sugli attacchi dell’11 settembre, secondo cui il governo statunitense avrebbe orchestrato l’evento, riflettono una profonda sfiducia verso l’apparato federale.

  • Interesse per il sovrannaturale: negli USA prosperano anche teorie che coinvolgono extraterrestri o eventi paranormali, come l’Area 51, simbolo di mistero e cospirazione.

  • Polarizzazione politica: le teorie complottiste americane sono spesso fortemente legate a divisioni politiche. Gruppi di estrema destra o sinistra diffondono narrazioni che alimentano la paura dell’opposizione.

Queste differenze riflettono il contesto culturale e storico dei due paesi: mentre in Italia il complottismo è radicato in eventi politici del passato, negli USA è spesso una reazione alle tensioni contemporanee e alla natura iperindividualista della società.

Come dialogare con i complottisti?

La chiave per contrastare il pensiero complottista non risiede nella ridicolizzazione, ma in un approccio basato sul dialogo critico. Come suggerito da Federico Vegetti e Levente Littvay nel 2020, è essenziale discutere collaborativamente le evidenze, mostrando rispetto per le convinzioni altrui senza rinunciare alla valutazione dei fatti.

Comprendere il fenomeno complottista è fondamentale per affrontare le sfide sociali e culturali che esso rappresenta. Solo attraverso l’educazione, la trasparenza e un approccio empatico è possibile costruire una società più resiliente alle narrazioni ingannevoli.


 

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