SCIENZA E MEDIA AI TEMPI DELLA GLOBALIZZAZIONE
"Se la scienza è il cuore della società della conoscenza, la comunicazione ne è il sangue."
Questo è il messaggio principale di "Scienza e media ai tempi della globalizzazione", di Pietro Greco e Nico Pitrelli per Codice Edizioni.
Nella società della conoscenza, i rapporti tra scienza e società possono evolversi in due modi differenti:
- Rapporto di tipo autoritario: le decisioni in campo scientifico sono troppo complesse e devono essere prese da specialisti.
- Rapporto di tipo partecipativo: le decisioni devono essere prese in modo democratico e le nuove conoscenze devono andare a vantaggio dell'intera umanità.
Nel 2° caso, bisognerà costruire una vera e propria cittadinanza scientifica. Che consenta alla società di effettuare scelte informate e di cogliere tutte le opportunità offerte dalle nuove conoscenze.
È il 1990. Il ministro dell'agricoltura britannico, John Gummer, si fa riprendere dalla BBC mentre mangia un beef-burger.
Il governo vuole tranquillizzare i consumatori: il "morbo della mucca
pazza" non può colpire l'uomo. Ma si sbagliano di grosso.
Questo
è un classico esempio del modello di deficit tra scienza e pubblico:
quest'ultimo è un contenitore omogeneo, passivo e ignorante; la scienza
ha un ruolo privilegiato, perché parla in nome della verità; e la
politica ha il dovere di diffondere quella verità, senza lasciare spazio
alle incertezze.
Non è detto, però, che il
coinvolgimento del pubblico sia il rimedio a tutti i mali. In molte
attività di comunicazione pubblica della scienza, il modello
unidirezionale resta quello più opportuno. Chi si occupa di
comunicazione scientifica, deve capire quando utilizzare il modello di
deficit, e quando quello del dialogo.
Ormai, i mass media non riescono più a proporsi come teatro del dibattito pubblico. Soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra scienza e società. Stanno tradendo la loro funzione nel dare forma alla cittadinanza scientifica. E non è a causa degli errori di grammatica o delle distorsioni dei concetti. No, il problema principale è che prevalgono quelle correnti in cui le notizie sono più intrattenimento che informazione.
Tutto ciò è ancora più vero in Italia. Infatti, in quasi tutti i paesi europei e occidentali, si può distinguere tra quotidiani d'élite e quotidiani di massa. In Italia la distinzione non si può fare. Quasi tutti i quotidiani hanno le caratteristiche di entrambi. Perciò, anche l'informazione scientifica è un'informazione mercificata.
Molti sono ottimisti per il futuro. Grazie al web, si sta affermando una "scienza democratica". Ciò finirà per rompere i monopoli dei media tradizionali. Ma è un processo in evoluzione, e potrebbe portare ad uno sbocco non previsto. Il fattore chiave è che, mentre il pubblico migra sui nuovi media, non lo sta facendo la pubblicità. E la crisi dei media classici non è risolta dai nuovi. Forse, il giornalista dovrà modificare il proprio ruolo: non più fornire
notizie verificate e approfondite, ma aiutare i cittadini a trovare ciò
che cercano.
Il rapporto tra scienza e media è più che mai aperto. Da una parte vediamo la domanda crescente d'informazione e di dibattito; e una maggiore presenza di professionisti della comunicazione scientifica. Dall'altra, i media sono sempre più incapaci di intercettare questa domanda. Il divario continuerà o il sistema assolverà al nuovo ruolo che gli viene chiesto?
P. Greco, N. Pitrelli
Scienza e media ai tempi della globalizzazione
Codice Edizioni
Torino, 2009, pagine: 208, prezzo: 16,00 Euro
ISBN: 978-88-7578-141-5
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