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OGM: azzerata la ricerca europea. In 10 anni da 127 a 8 progetti in campo sulle biotecnologie

La Spagna in testa con il 47% dei progetti UE. L’Italia non permette ricerche in campo sugli OGM da oltre 10 anni ma importa 4 milioni di tonnellate di soia GM



Sono solo 8 i progetti di ricerca sulle biotecnologie in pieno campo proposti dai paesi dell’Unione Europea nel 2015, erano oltre 127 nel 2006 e circa il doppio a fine secolo scorso. Questo il dato allarmante sulla ricerca biotech in Europa che lancia il PRRI, Public Research and Regulation Initiative, il coordinamento mondiale degli scienziati del settore pubblico che operano nella ricerca biotecnologica sulle piante, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

Tra il 2001 e il 2015 sono stati 19 i paesi UE che hanno presentato complessivamente 856 progetti di sperimentazione in campo. In testa la Spagna, il paese che detiene la maggioranza delle superfici coltivate a OGM nell’Unione Europea, con il 47% dei progetti. Seguono Francia, Germania, Svezia e Romania, mentre l’Italia da più di 10 anni non consente sperimentazioni in campo ma importa 4 milioni di tonellate di soia GM. A soffrirne sono i ricercatori del settore pubblico.

“Il crollo nel numero di sperimentazioni è frutto dell’opposizione di molti paesi UE alla coltivazione a cui si somma spesso una interpretazione arbitraria di una normativa già di per sé estremamente restrittiva” - ha dichiarato il Dott. Piero Morandini, ricercatore presso il Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano e membro del PRRI. 

“La campagna di delegittimazione che da anni colpisce l’opinione pubblica europea con informazioni distorte, prosegue Morandini, ha dato i suoi effetti: la ricerca sulle biotecnologie vegetali è azzerata e il settore pubblico occupa un ruolo marginale. Accogliamo con grande piacere l’appello di Paolo De Castro per un dibattito scientifico di altissimo livello”. 

“L’incapacità di sfruttare tutte le tecnologie disponibili per sviluppare nuove varietà vegetali ci causa la perdita di numerosi benefici, ci espone a maggiori danni ambientali e scoraggia la ricerca pubblica, proprio quella che più potrebbe contribuire a risolvere i problemi specifici dei vari paesi. Come ricercatori chiediamo che la gente giudichi solo dopo aver raccolto informazioni da sorgenti competenti”ha aggiunto Morandini. 

“Le organizzazioni agricole e i ricercatori del settore pubblico che partecipano al Farmer-Scientist Network chiedono di cambiare questa situazione di disinformazione. Una loro rappresentanza in visita pochi giorni fa a Expo ha affisso all’albero del cibo nel padiglione di Slow Food messaggi a favore della ricerca scientifica sugli OGM. Un modo per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’azzeramento della ricerca biotech in agricoltura in Europa” ha concluso Morandini.




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