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Comunicare La Scienza: Alcune Considerazioni...

La comunicazione, in generale, è un processo non semplice. Nella sua etimologia è contenuto anche il suo significato più squisito, che non coincide con quello semplicistico di trasmettere informazioni, ma è un'attività che mira a rendere partecipi i destinatari e a mettere in comune un messaggio.

Dal punto di vista professionale, la comunicazione interessa diverse attività: dal giornalismo, al marketing, all'editoria, e altro ancora.

Se poi ci riferiamo alla comunicazione scientifica, ahi ahi, la questione diventa alquanto complessa e delicata.

Mi trovo coinvolta a "comunicare di scienza" sia come docente di materie scientifiche, da sempre, che come conduttrice di un blog didattico/scientifico (Scientificando), da quasi quattro anni, che come collaboratrice della rivista "Scuola e Didattica", da circa dieci.

Diciamo, pertanto, che sono chiamata a comunicare la scienza in tre ambiti diversi: didattico, bloggistico, e mediante i moderni torchi gutemberghiani ovvero su carta stampata.

In questo post, mi interessa affrontare i primi due ambiti. A tal fine propongo su "Giornalismo scientifico" un articolo dell'aprile scorso giusto per stimolare una riflessione, e mi auguro una discussione, con i lettori.


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Cari ragazzi e cari lettori,

domani a ComunicareFisica 2010 si terrà, dalle 11.40 alle 13.40 circa, la tavola rotonda "IBlog: i blog dei ricercatori e insegnanti aiutano la comunicazione e la divulgazione scientifica?"

Avrei dovuto parteciparvi anch'io insieme agli altri blogger, che hanno presentato i loro blog nel corso delle giornate dedicate alla conferenza nazionale. Ma, per motivi di servizio scolastico, non mi è stato possibile, con rammmarico, essere presente. Mi dispiace perché qualcosa avrei avuto da dire.

Per tale motivo, pubblico qui il mio punto di vista che si è costruito nel tempo, sulla mia esperienza di insegnante - blogger e divulgatrice scientifica.

Potrei citare risultati di ricerche sul tema della comunicazione scientifica, ma non lo farò perché voglio contribuire al dibattito con risultati originali, quelli raggiunti da Scientificando.

La mia risposta al tema della tavola rotonda è positiva:"Sì: i blog possono essere dei validi strumenti per aiutare la comunicazione e la divulgazione scientifica!"

Affermo ciò, riferendomi all'esperienza di Scientificando, per evidenze fondate su:

1. dati qualitativi;

2. dati quantitativi;

3. riscontri in ambito di progetti scientifici, anche a carattere europeo.

In relazione al primo punto, invito i lettori a leggere alcuni commenti ad un post lasciati da giovani studenti (e non solo), miei e di altre realtà scolastiche
Ne riporto uno per tutti:

"ciao illustrissima professoressa, mi chiamo simone ligorio e sono residente del comune di grottaglie(taranto) frequento il liceo scientifico "GIUSEPPE MOSCATI"; frequento il biennio, precisamente la 2D. da quest'anno studio biologia e fin dall'inizio ho avuto una particolare passione per la biologia e mi creda che dopo aver visionato e navigato per l'intero sito sulla genetica e le leggi del caro Mendel, la mia passione per lo studio biologico è aumentata notevolmente. ieri ho eseguito un interrogazione sulla genetica e per ripetere un pò l'argomento, ho deciso di visitare questo tuo blog e dovrei ringraziarla notevolmente perchè grazie ad esso ho avuto 9. COMPLIMENTI E TANTA STIMA..."

In relazione al secondo punto, consideriamo il numero di accessi unici giornalieri che, da poche decine nel corso del primo anno di vita del blog (il blog ha quasi tre anni), sono diventati attualmente circa 2000/2500 unici giornalieri, con punte anche superiori a 3000!

Qualcosa significherà, non credete?

In relazione al terzo punto, Scientificando è stato di recente selezionato, nell'ambito del prestigioso progetto scientifico "Stella", per rappresentare l'Italia in Europa come esempio di best practice di blog scientifici. Le buone pratiche selezionate sono solo quattro, al momento, e tra queste c'è Scientificando.

Consultare i seguenti link e l'ebook Stella, diffuso in diverse nazioni europee, in cui è stato presentato anche Scientificando.

L'Ebook Stella Oggi In Uscita

Da STELLA Workshop

Scientificando Su STELLA

PROGETTO STELLA: Scientificando Nella Selezione Per L'Italia

Progetto STELLA: La Mia Intervista Alla Coordinatrice Su Scuola E Didattica

Workshop Nazionale Stella Al Convegno "Il Linguaggio della Ricerca 2009"

Qui il canale StellaScience su YouTube.


Questi dati non vogliono essere autocelebrativi, ma suscitare una riflessione sulle modalità di comunicare e divulgare la Scienza perché da tali modalità dipende il successo di un blog divulgativo scientifico.

Sulla base della ormai triennale esperienza di Scientificando, mi sentirei di affermare che una buona comunicazione e una buona divulgazione della Scienza si fondano su un mix equilibrato che consta di:

1. contenuti qualitativamente mirati al target che si vuole raggiungere;

2. uno stile comunicativo che risulti efficace nel trasmettere tali contenuti.

I contenuti non devono essere pensati per destinatari in possesso di competenze specialistiche perché la comunicazione in tal caso " sfonderebbe" con difficoltà, rimanendo confinata in un ambito ristretto.

Lo stile comunicativo deve essere rigoroso, ma chiaro, colloquiale, ed accessibile ad un pubblico vasto e trasversale, per puntare alla fidelizzazione di un'utenza vasta e composita.

Le domande che, infatti, ci si deve porre, se si vuole svolgere una comunicazione della Scienza, che risulti efficace, sono le seguenti:

"Perché la scienza risulta difficile da capire? Cosa si deve fare per essere efficaci comunicatori di argomenti scientifici?"

Provate a fornire delle risposte...

Consiglio un piccolo manuale, pensato per ricercatori, insegnanti e giornalisti che hanno il difficile ma anche stimolante compito di spiegare, divulgare, comunicare la scienza, e soprattutto farla comprendere.
Si tratta di:

Giovanni Carrada, Comunicare la scienza: kit di sopravvivenza per ricercatori, Milano, Sironi 2005.

Il testo è scaricabile qui mentre la traduzione inglese, Communicating Science, è disponibile sul sito della Commissione Europea.

Concludo con una considerazione che mi sorge spontanea. Fare didattica della scienza, comunicare e divulgare la Scienza, obbligano a porsi la seguente domanda: "Quale significato ha fare Scienza nel XXI° secolo?"

Sono convinta che la Scienza svolgerà, in questo secolo, un ruolo determinante per costruire una società della conoscenza in grado di migliorare la qualità della vita. Per tale ragione, comunicare correttamente la Scienza e favorirne la divulgazione è fondamentale affinché i giovani possano comprendere che il senso di responsabilità e l'impegno civile non sono disgiunti dal cammino della Scienza e delle sue applicazioni, come la vita dei grandi scienziati insegna.

Comunicare la Scienza diventa, quindi, determinante per raggiungere quanto prima affermato, soprattutto quando i destinatari sono in primis i giovani.

Sappiamo bene, infatti, che i giovani sono l'investimento principe per la Scienza e insieme il raccordo con l'eredità del passato.


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Questa l'esperienza risalente a circa un anno fa, in cui mi riferivo al succeso di un blog scientifico considerando tre elementi:

1. dati qualitativi;

2. dati quantitativi;

3. riscontri in ambito di progetti scientifici, anche a carattere europeo.

In relazione al terzo elemento, ovvero l'inclusione nell'ebook Stella, che mi interessa in particolar modo per l'aspetto didattico della comunicazione scientifica, devo porre in evidenza due cose:

1. l'essere stato selezionato Scientificando, come uno dei quattro progetti scientifici nazionali a rappresentare l'Italia in ambito europeo, non ha portato nessun tipo di riconoscimento da parte dell'Istituzione per cui lavoro, la Scuola;

2. gli alunni coinvolti nel progetto, all'epoca le mie tre classi (tre classi pure adesso perché Scientificando continua la sua attività di promozione della scienza presso i giovani), hanno maturato diverse competenze e soprattutto il gusto della Scienza.

Pensate che mediamente in una mia classe terza di 20/25 alunni, che devono accedere alla scelta dell'istituto superiore, oltre la metà scelgono materie scientifiche!

Non è un risultato da poco, considerata la situazione (a livello di performance negativa in ambito scientifico) dei quindicenni italiani nell'indagine internazionale Ocse-Pisa! Nel Rapporto nazionale OCSE-PISA 2009, pubblicato l'11 febbraio 2011 sul sito INVALSI, l’Italia si colloca significativamente al di sotto della media OCSE.

Non c'è da stare allegri...però la Scuola pensa bene di non valorizzare le buone pratiche scientifiche, che invece si distinguono in ambito europeo, ed anche altre meritevoli.

9 commenti:

  1. Cara Anna, permettimi intanto di farti i complimenti, insieme a tutti gli altri autori, per questa notevole e interessantissima iniziativa. A te, inoltre, faccio i miei complimenti sia per la tua storia divulgativa sulla rete, così breve ma così piena di risultati, e per quello che esprimi in questo articolo. Parto dalla fine: ai riconoscimenti ottenuti fuori dalla scuola non sono seguiti quelli all'interno della scuola. Nemo propheta in patria est. Devi tenere conto che all'interno di gruppi di pari, qual è quello della scuola, se non c'è riconoscimento dell'autorità (come per esempio tu fossi la preside) occorre contare unicamente sull'autorevolezza, che comporta da parte di chi la riconosce nell'altro la cessione di una quota della sua potestà.
    L'autorevolezza è quel tipo di cessione di potestà che si dà spontaneamente, abbassando le difese proprie e riconoscendo all'altro lo status di fonte di informazione. E' quello che succede ai tuoi alunni nei tuoi confronti, anche se unito all'autorità. E sempre di autorevolezza si tratta nel caso dei tuoi successi raggiunti in giro per l'Italia (e anche all'estero), perchè in quel caso è sicuro che non vi era nessun tipo di autorità a influire. Quindi, perchè "in patria" si riesce con così tanta difficoltà a ottenere quel riconoscimento che sarebbe anche il primo segnale di un auspicabile cambiamento della scuola?
    Perchè hai a che fare con umani, che non usano solo quella ragione che serve per scrivere gli articoli di divulgazione che tu scrivi.
    E da questo si arriva anche alla possibile spiegazione della tua domanda: "perchè la scienza risulta così difficile da capire?"
    Per l'interferenza. Perchè, chi potrebbe, non si accorge dei tuoi risultati e non li usa come buona pratica generale?
    Perchè altre motivazioni, individualistiche, egoistiche, interferiscono con la comprensione e i conseguenti atti. E quindi, perchè spiegare i fenomeni invocando l'occulto è più facile, più alla portata, rispetto a una cosa che non si conosce e alla quale non si vuole fare credito di autorevolezza. Nota anche che questo tipo di atteggiamento si presta maggiormente a conferire autorità al primo che strilla più forte, al riconoscere un capo. L'autorevolezza permette una modifica che noi induciamo negli altri, che li spinge ad accettarci e a sostituire alcune loro convinzioni agendo su un piano di parità, cioè senza nessuna forzatura esterna (anche se non è sempre vero: Nature, per esempio, è si autorevole ma, in virtù della sua storia, è anche autoritaria). L'autoritarismo si basa invece sulla modifica delle proprie convinzioni o per convenienza o per gregarismo, cioè con l'uso della forza: quando cade l'autorità si sbraca (come accade in queste ore) e ci si avventa contro l'ormai ex.
    Dunque, lunga vita alle persone autorevoli come te e gli amici che insieme a te conducono questo blog.

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  2. Cara Annarita, non poteva mancare il mio commento
    qui da te,come lettrice dei tuoi blog e amica.
    Attraverso te ho imparato tante cose, di questo ti sarò sempre grata.
    Del tuo articolo una cosa mi ha colpita, il commento di Simone Ligorio


    ""ciao illustrissima professoressa, mi chiamo simone ligorio e sono residente del comune di grottaglie(taranto) frequento il liceo scientifico "GIUSEPPE MOSCATI"; frequento il biennio, precisamente la 2D. da quest'anno studio biologia e fin dall'inizio ho avuto una particolare passione per la biologia e mi creda che dopo aver visionato e navigato per l'intero sito sulla genetica e le leggi del caro Mendel, la mia passione per lo studio biologico è aumentata notevolmente. ieri ho eseguito un interrogazione sulla genetica e per ripetere un pò l'argomento, ho deciso di visitare questo tuo blog e dovrei ringraziarla notevolmente perchè grazie ad esso ho avuto 9. COMPLIMENTI E TANTA STIMA"..

    Cara Annarita, quel nove di Simone ha dato al ragazzo una nuova spinta e fiducia in se stesso e il merito è tuo, e su questo non ci piove.
    Simone non ti dimenticherà mai.

    Complimenti a questo blog dove voci ricche di sapere si alterneranno e noi con interesse vi seguiremo.
    Un caro saluto a tutti.

    A te Annarita un bacione.

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  3. Perchè hai a che fare con umani, che non usano solo quella ragione che serve per scrivere gli articoli di divulgazione che tu scrivi.
    E da questo si arriva anche alla possibile spiegazione della tua domanda: "perchè la scienza risulta così difficile da capire?"
    Per l'interferenza. Perchè, chi potrebbe, non si accorge dei tuoi risultati e non li usa come buona pratica generale?
    Perchè altre motivazioni, individualistiche, egoistiche, interferiscono con la comprensione e i conseguenti atti. E quindi, perchè spiegare i fenomeni invocando l'occulto è più facile, più alla portata, rispetto a una cosa che non si conosce e alla quale non si vuole fare credito di autorevolezza.


    Intanto, Paolo, ti ringrazio del significativo commento.

    Le ragioni personalistiche e opportunistiche, l'interferenza, che citi, ci stanno tutte, ma a mio avviso ci sono altre motivazioni per così dire di carattere più ampio e che poi hanno un peso maggiore sui comportamenti.

    Qui da noi mancano dei modelli sociali che premiano la qualità, a differenza di come avviene in altri paesi. E questo succede sia nella scuola che in altri ambiti della società, nessuno escluso.

    Il motivo è semplice: se si affermassero i meritevoli, avendone in cambio un riconoscimento sociale ed economico, dove andrebbero a pascere gli eserciti di nullafacenti, che in genere sono anche poco preparati sia a livello generale che specifico?
    E come si farebbe ad avere il controllo da parte di pochi?

    Mi fermo qui perché non vorrei correre il rischio di allontanarmi toppo da quello che è il tema principale dell'articolo.

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  4. Quello che osservi tu Anna è vero. Si possono distinguere i due piani: da una parte le conferenze stampa delle varie ruby, i grandi fratelli, la fuffa dei misteri e degli oroscopi, che originano dal prossenetismo e dall'indolenza e che servono a fare carriera, dall'altra l'insofferenza (senza cause?) nei confronti di chi ha un merito, perchè magari ti offusca, ti mette in cattiva luce. Le due cose sono collegate. Per questo da noi un consigliere regionale guadagna 10 mila euro e un ricercatore non arriva a 1000. E' tutto lì il segreto. Per un giovane, è molto più appetibile una carriera nel settore pubblico che una in quello privato, soprattutto se scientifico. Nelle scienze bisogna lavorare, impegnarsi, studiare. Dall'altra parte basta riconoscere l'autorità.

    Tu dici che le motivazioni possono essere più ampie, cioè di quelle che ho elencato sopra. Però io ti dico che alla base di tutto c'è sempre la dinamica sociale: in un gruppo ampio come una nazione le dinamiche tra i membri, nella distribuzione gerarchica, sono quelle delineati da me. Se improvvisamente si crea un punto notevole di aggregazione di consensi ci saranno molti che vi si aggregheranno rinunciando a sfidarlo, ragionando che è meglio un po' di potere (su chi non si aggrega) che il rischio della "sfida". La nostra società, e la politica che ne è una manifestazione, possono essere riportati ai loro meccanismi più semplici senza perderne in complessità, giusto per conoscere i modelli dii interazione tra individui. Nell'autorevolezza, per dire, si rinuncia al conflitto intra-individuale integrando l'altro (sotto forma del suo pensiero) in noi stessi.

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  5. Intanto complimenti per la bella iniziativa a te ed a tutti gli altri autori
    ed un augurio sincero che questa si sviluppi e raggiunga gli obbiettivi prefissi.
    La divulgazione scientifica è un argomento molto affascinante e necessario
    per la giusta conoscenza della Scienza.
    Io, da 15enne, ancora credo che il ruolo principale di divulgatori spetti ai docenti scolastici
    e da loro si può poi successivamente passare ad altri referenti o ad altri mezzi di informazione.
    Non sto qui ad elencare quali possano essere le possibili fonti,
    mi soffermo solo suoi blog che, come dimostrano anche i tuoi numeri,
    se usati con criterio, ma direi anche con passione, possono davvero rappresentare
    una ottima fonte di informazioni scientifiche.
    Il blogging sta assolvendo in buona parte al compito divulgativo (quello più serio)
    che fino ad una decina di anni fa era prerogativa della TV.
    Lo strumento blog è teconologicamente adeguato ai tempi e potenzialmente
    in grado di fornire informazioni di diversa natura digitale (immagini, video, testi ecc.).
    Le informazioni così strutturate sembra siano meglio accettate se non addirittura
    preferite dai ragazzi che di tecnologia "si sfamano" ogni giorno.
    Quindi sull'adeguatezza del mezzo tecnologico credo non ci possano essere dubbi.
    Ma, come per ogni buona tecnologia, è fondamentale che essa venga utilizzata
    da persone competenti che abbiano quale scopo primario la soddisfazione di un bisogno generale.
    Qui il bisogno di cui discutiamo è quello di poter accedere ad informazioni scientifiche,
    di conseguenza, il blogger dovrebbe essere una persona che la Scienza almeno un po' la mastica.
    Ottimo l'esempio della tua esperienza personale, una docente scientifica che è anche blogger scientifico,
    l'ideale per noi ragazzi, che possiamo così ritrovare sui tuoi blog non solo le informazioni scientifiche
    di cui abbiamo bisogno, ma anche un approccio all'argomento con modalità didattica
    o comunque graduale che aiuti la giusta comprensione ed approfondimento.
    ...continua

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  6. ...continuazione
    Ma siccome sul web non solo i ragazzi cercano informazioni scientifiche,
    il blogger può anche non essere un docente, può essere un giornalista, un chimico, un matematico,
    o comunque uno che nel campo scientifico lavora, l'importante è che l'obbiettivo
    del blogger rimanga quello di informare e condividere.
    Sicuramente la personalità e la competenza
    del blogger scientifico di turno, si rivolgeranno di volta in volta ad un target diverso
    a partire proprio dalle sue basi conoscitive, ed è giusto che sia così, anzi. la diversa professionalità
    dei singoli blogger contribuisce ad accrescere i diversi livelli di apprendimento scientifico.
    Quello che però non dovrebbe mai mancare, secondo me, nei blog scientifici o comunque che condividono informazioni,
    è dare la possibilità ai lettori di non essere semplici fruitori di un articolo ben formattato,
    ma di poter partecipare in maniera attiva ad una discussione che può nascere
    dal contenuto dell'articolo stesso. Il blogger si dovrebbe rendere disponibile ad ulteriori
    chiarimenti, approfondimenti, indicazioni, che dai commenti dei lettori scaturiscono.
    Tramite una discussione seria, voi mi insegnate, spesso si possono apprendere concetti
    che in una prima fase iniziale non si erano ben compresi.
    Quello che voglio dire è che tra le sue prerogative "tecnologiche", lo strumento blog
    ha quelli comunemente chiamati commenti, dove il lettore in prima persona interviene
    e tramite i quali si crea la vera relazione con il blogger.
    E l'instaurarsi di una sorta di "rapporto digitale" non può che far bene ad entrambi,
    si crea un rapporto di stima e fiducia che secondo me sono fondamentali.
    Se qualcuno mi chiede a chi mi rivolgo per sapere una tale cosa, io gli rispondo:
    "da qualcuno che quella cosa dovrebbe saperla e di cui mi fido".
    Quindi, in conclusione, per una buona divulgazione scientifica, oltre alla fondamentale
    competenza e capacità espressiva, è molto importante anche il creare una relazione
    di fiducia e stima con il lettore, il quale più volentieri tornerà a leggere
    gli articoli del suo "blogger di fiducia".
    Anche sul web si creano i "modelli" da seguire, solo che devi costruirteli da solo,
    non ci sono i mass-media che lo fanno per te, proprio e soprattutto per questo,
    poi quei modelli rimangono tali anche nel tempo.

    Un salutone ed ancora auguri per l'iniziativa
    Marco

    RispondiElimina
  7. Cara, Rosaria, hai evidenziato un elemento per me fondamentale: favorire nei giovani la "curiosità" nei riguardi della Scienza. Simone ha messo in luce con il suo commento proprio questo aspetto.

    La comunicazione scientifica deve tenere in gran considerazione questo obiettivo sia che riguardi l'ambito più squisitamente didattico che quello divulgativo.

    Grazie per l'apporto.

    Un salutone.

    RispondiElimina
  8. Beh, sì, Paolo. Alla base dei comportamenti ci sono le dinamiche sociali, sia nei gruppi ristretti che in quelli allargati. Questo è un dato incontrovertibile.

    Però le dinamiche devono essere canlizzate e, a mio avviso, i modelli sociali hanno questa funzione.
    Ma per far funzionare i modelli qualitativamente forti occorre una volontà prima di tutto politica, praticamente ciò che manca qui da noi.

    Per questo stiamo assistendo allo sfascio dei valori veri come la ricerca di ciò che è GIUSTO, BUONO e BELLO...andare su questa strada costa impegno e fatica.

    RispondiElimina
  9. Marco hai messo in luce diversi aspetti importanti nel tuo lungo commento. Concordo con essi in linea generale.

    Sicuramente rilevante è l'interazione tra il blogger-comunicatore e i lettori, per i motivi che hai ben esplicitato.

    Grazie anche a te per avere alimentato la discussione.

    RispondiElimina